Mappa delle valanghe in Trentino

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Gli uffici tecnici della Provincia di Trento raccolgono e catalogano dagli anni ’70 i dati sulle valanghe. Lo scopo è quello di avere un catasto, uno strumento utile per la conoscenza e pianificazione del territorio. Pensiamo ad esempio alla realizzazione di nuove strade o insediamenti abitativi, o alla costruzione di strutture turistiche come impianti di risalita e relative piste da sci. Conoscere dunque tutti i rischi legati al territorio diventa indispensabile per gli amministratori pubblici.

Soccorso Alpino sul Piz Galin in Brenta (foto Soccorso Alpino Trentino)

Un tempo i dati erano raccolti “a mano” dai tecnici provinciali e dai forestali con rilievi sul posto, segnalazioni, interrogando testimoni oculari. In epoca moderna le nuove tecnologie sono diventate un aiuto notevole: la digitalizzazione dei dati anzitutto, le cartografie digitali, le foto aree e satellitari, i software GIS (Geographic Information System) con cui rielaborare e rappresentare i dati. Dopo la tempesta Vaia ad esempio, che ha raso al suolo interi versanti boschivi, è stato possibile calcolare via software le zone potenzialmente soggette a distacco valanghe. Sono state individuate nelle aree interessate agli schianti i versanti con un’inclinazione compresa tra i 28 ed i 60°. Si è potuto determinare inoltre la zona di scorrimento tramite una modellazione matematica della valanga ipotizzando un certo spessore del manto nevoso.

Le zone valanghive nel Gruppo di Cima d’Asta

I dati raccolti meticolosamente nel corso degli anni riguardano soprattutto le valanghe ricorrenti: quelle cioé che si verificano ciclicamente negli stessi luoghi, tipicamente canaloni, gole e impluvi, secondo l’andamento stagionale, per esempio dopo abbondanti nevicate o nel periodo primaverile. I fenomeni valanghivi sono classificati in 3 tipologie principali:

  • V= le valanghe vere e proprie
  • L= le valanghe localizzate (circoscritte di solito in canaloni, gole, impluvi)
  • P= zone pericolose, di solito connesse alla valanga stessa, tra zona di distacco e zona di scorrimento

Ecco una spiegazione più circostanziata ripresa dal sito webgis della Provincia di Trento:

Catasto delle valanghe (valanghe documentate)

Raccolta dei dati relativi agli eventi valanghivi, segnalati, a partire dai primi anni settanta, dal personale forestale, tramite la compilazione di un apposita scheda di rilevamento (denominata “modello 7”) elaborata da A.I.NE.VA. (Associazione Interregionale Neve e valanghe) ed utilizzata su tutto l’arco alpino italiano. Essendo stato impostato soprattutto per la gestione delle foreste, il Catasto delle valanghe riporta quasi esclusivamente le valanghe che hanno interessato ambiti boscati, con danni alla vegetazione, mentre è quasi del tutto assente la documentazione di quei fenomeni che interessano le zone di alta montagna.

Inchiesta – Carta di Localizzazione Probabile delle Valanghe

Documentazione relativa ai fenomeni valanghivi verificatisi sul territorio provinciale, ottenuta tramite indagine sul terreno, studi bibliografici, ricerche di archivio ed interviste a testimoni diretti degli eventi valanghivi; ogni poligono rappresenta la massima estensione che la singola valanga ha raggiunto nei vari eventi documentati. Riportando esclusivamente testimonianze oculari o scritte, l’indagine è molto completa ed approfondita per le zone di fondovalle, mentre risulta molto più lacunosa per le zone in quota, scarsamente frequentate nei periodi invernali.

Fotointerpretazione – Carta di Localizzazione Probabile delle Valanghe

Analisi del potenziale pericolo di valanghe sul territorio provinciale; ogni poligono rappresenta la massima estensione che si presume ogni valanga possa aver raggiunto in base alle evidenze riscontrabili attraverso l’interpretazione delle foto aeree (danni alla vegetazione, presenza di conoidi detritici, ecc. )

Val delle Stue (Fiemme): grazie alla fotointepretazione è possibile individuare (a sinistra in blu) le zone dove si verificano valanghe ricorrenti

Nuove aree con potenziale pericolo di valanghe

Aree venutesi a creare in seguito agli schianti da vento del 29 ottobre 2018; queste superfici, nelle quali sono potenzialmente possibili fenomeni valanghivi, sono state generate in maniera automatica, individuando come zone di distacco tutte quelle aree interessate dagli schianti da vento contraddistinte da un’inclinazione compresa tra i 28 ed i 60° e determinando invece la relativa zona di scorrimento tramite una modellazione matematica del fenomeno, ipotizzando come spessore di neve al distacco il massimo incremento di altezza neve in tre giorni, prevedibile con un tempo di ritorno di 30 anni.

La Tempesta Vaia del 2018 ha distrutto i boschi di interi versanti: questi sono diventati potenzialmente pericolosi per la caduta delle valanghe (in giallo)

Grazie a questi dati, disponibili online e liberamente scaricabili, è possibile elaborare delle mappe come quelle che ho realizzato per corredare questo articolo, realizzate con QGIS: ho sommato i dati delle valanghe del catasto, quelli delle valanghe dedotte dalla fotointerpretazione, quelli delle nuove potenziali valanghe che potrebbero verificarsi nelle aree devastate dalla tempesta Vaia del 2018. I dati provinciali sono costantemente aggiornati, perché il territorio non è immutabile e si modifica per l’intervento dell’uomo e gli effetti del clima.

La zona della Marmolada con la strada di Passo Fedaia, che ha diverse gallerie di protezione dalle numerose valanghe

Anche per i semplici escursionisti può essere utile conoscere il catasto delle valanghe, oltre ovviamente al bollettino valanghe aggiornato, per valutare quali sono le zone più a rischio dove cadono le valanghe ricorrenti, tipicamente quelle primaverili o quelle che si verificano dopo abbondanti nevicate.

Vista tridimensionale della zona di Moena con Val di Fassa e Val S. Pellegrino: al centro il Gruppo dei Monzoni, a destra la Catena di Bocche

Importante: le zone della mappa dove non sono segnate valanghe non significa affatto che siano “sicure”, perché i dati riguardano le valanghe spontanee e non quelle provocate dal passaggio degli escursionisti in sci o con le ciaspole. Si tratta come detto di un dato indicativo di tipo statistico e storico, che non deve assolutamente sostituire il bollettino valanghe, che resta lo strumento fondamentale per programmare le proprie escursioni invernali.

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