Luciano Navarini, 40 anni di sci alpinismo

Luciano, da quanti anni fai sci alpinismo e come hai cominciato?
Posso dire che in effetti sono più o meno 40 anni che pratico lo sci alpinismo. Ho iniziato negli anni ’70 quando da noi ancora non esistevano gli sci specifici, né gli attacchi e nemmeno gli scarponi. Ricordo che la mia “prima” Cima di Cece l’ho fatta partendo dalla fontana di Predazzo con gli scarponi da discesa e con un paio di Roy con attacchi Marker (si alzavano solo di 45°). Se penso all’evoluzione avuta nel campo dell’attrezzatura in questi 40 anni, resto veramente sconcertato.

M. Pastronezze (foto L. Navarini)


Hai mai fatto un calcolo approssimativo del numero di gite fatte nella tua lunghissima “carriera” e del dislivello complessivo?

Questo calcolo non l’ho mai fatto, anche perché inizialmente mi piaceva salire i canalini ripidi con sci in spalla (emulando Tone Valeruz… cose di gioventù….) e poi giù, godendo della discesa fine a sé stessa. Bellissime esperienze che mi hanno permesso di acquisire tecnica, esperienza e sicurezza. Nelle guide che ho scritto è stato inserito anche il dato del dislivello totale, ma direi che è poco significativo. Porto questo esempio per rispondere in parte alla domanda iniziale: dal gennaio 2010 sono in pensione e ho scritto i “38 itinerari facili in Lagorài” (ed. 2010) e la “Guida dei Lagorài Cima d’Asta” uscita nell’ottobre 2011 (entrambe di Edizioni31 ndr). Calcolando soltanto questi itinerari (e considerando che certi li ho percorsi anche due volte per controlli vari) sono circa 250.000 metri di dislivello in queste due stagioni. In generale, almeno per come vedo oggi lo sci alpinismo; per me questi dati non hanno molta importanza in quanto l’attività viene fatta da persone che hanno tempi e capacità molto diversi. Per certi sci alpinisti fare 20.000 metri all’anno è già tantissimo; per altri che fanno competizioni, o che lo fanno molto assiduamente, invece, non ci sono limiti. Ecco perché non ha molta importanza il dislivello, perché è sempre relativo alla persona e a ciò che si vuole ottenere da questa disciplina.

Se tu dovessi indicare tre gite sci alpinistiche in Trentino da fare assolutamente?
E’ difficile rispondere, anche perché tutte le salite sono belle e dipende moltissimo da che cosa si predilige: salita, panorama, discesa, oppure tutte tre le cose messe assieme. Bisognerebbe anche fare un distinguo in merito alle difficoltà: tralasciando le difficoltà O.S.A (ottimo sciatore alpinista) e O.S. (ottimo sciatore), rispondo che l’escursione al Monte Cevedale da Malga Mare per panorama, salita e discesa, è molto valida. Valida è pure la salita dai pressi del Passo della Fedaia alla Punta Penia. Visto che ne devo scegliere tre, la Cima Presanella dal Denza, è senz’altro un’altra mèta di “lusso”.

Le tue guide sci alpinistiche sono considerate giustamente dagli appassionati delle “bibbie” per affidabilità, completezza e precisione dei dati. Come fai? Giri con un taccuino per gli appunti? Un registratore? Ti fai aiutare da qualcuno?

Non è facile riuscire a portare su carta la realtà del terreno che percorriamo. Per questo le mie descrizioni sono molto dettagliate, il tutto per dare al lettore più informazioni possibili (io dico scherzosamente, che le mie guide sono un GPS senza pile). Gli appunti presi durante le salite e le discese, li scrivo al momento su carta (ho provato anche con un registratore, ma non mi trovo bene). Una volta a casa riporto tutto sul computer e sono solo io che scrivo e per questo la responsabilità di quanto indicato è soltanto mia. Tutte le mie pubblicazioni hanno avuto il Patrocinio del C.A.I. e della S.A.T., segno che sono “attendibile e fidato”, in quanto questi Enti sono molto severi per dare la massima sicurezza – giustamente – a chi si affida a quanto descritto in un volume. Comunque dietro a tutto questo ci deve essere la passione per questa attività e l’onestà di scrivere la verità senza inventarsi nulla: è sbagliato scrivere un libro “a tavolino” o per sentito dire, oppure incaricando qualcun altro di salire al posto mio. Questo metodo non porta a nessun risultato, anzi, crea molta confusione e smarrimento nel lettore.

Anche tu, come molti trentini, sei un grande estimatore del Lagorai, un paradiso per lo sci alpinismo. Quali sono le zone che preferisci?

Decisamente il Lagorai si presta molto alla pratica dello sci alpinismo. Dato che l’ho percorso tutto più volte, posso dire che la prima guida è nata proprio con l’intento di far conoscere agli amanti di questo sport, che c’erano altre zone oltre alle “solite”. Vi sono itinerari peraltro belli come quelli nella Valle dei Mocheni, la zona delle Pozze e dintorni, o quelli che partono dalla Val Calamento e dalla Val Campelle, il Ponte delle Stue e la Valmaggiore. Questi che ho elencato vengono molto frequentati dagli appassionati. Fermo restando che le zone citate sono posti bellissimi, vi assicuro che ve ne sono molti altri altrettanto belli e forse meno affollati. Mi riferisco alla Val Sorgazza e la Val Tolvà, a tutta la zona di Caoria, il Lago di Calaita, tutte le salite che si possono fare dalla zona del Lago di Paneveggio e, scendendo, lungo tutta la Val di Fiemme con innumerevoli possibilità, senza mai trovare “assembramenti”. Da ultimo tutta la zona della Val di Cembra.

Sei istruttore CAI di sci alpinismo: avrai incontrato nella tua carriera migliaia di aspiranti scialpinisti. C’è ancora gente che ha voglia di fare fatica in montagna? Ti sembra un movimento in crescita?

Così come negli ultimi anni si sono evoluti i materiali, altrettanto è stato con le persone che si sono avvicinate a questa attività. Direi che oggi c’è più gente che ha voglia di fare fatica, rispetto al passato: una delle ragioni potrebbe essere che le attività lavorative sono cambiate. Una volta, dopo il lavoro si era stanchi fisicamente, ora lo si è più di testa e credo che l’attività fisica in senso lato sia e diventi necessaria per “staccare”. Inoltre, l’alimentazione ricca dei giorni nostri aiuta a sostenere fatiche e sforzi. L’attrezzatura facilita l’andar per monti: basta pensare alla differenza di peso di una corda di canapa rispetto alle corde sintetiche attuali, oppure il peso degli sci in legno rispetto a quelli in fibra di carbonio.
Nel corso di tutti questi anni ho fatto, oltre che l’istruttore alla Scuola di Alpinismo e Scialpinismo “G. Graffer” di Trento, moltissime serate culturali sullo sci alpinismo. Continuo a constatare che ci sono sempre più persone consapevoli che soltanto con il bagaglio di esperienze acquisite nei corsi, si può affrontare la montagna invernale con serenità e sicurezza.

Come ti sembra la preparazione tecnica dello sci alpinista medio, anche riguardo alla sicurezza?

A mio avviso la massa di chi pratica questa attività segue le mète conosciute, frequentate e molto battute. Questo denota da un lato la consapevolezza che esiste il rischio, ma dall’altro anche che tanti mancano di esperienza e/o conoscenza. Frequentare i corsi che vengono proposti da tutte le Sezioni della S.A.T. in Trentino e del C.A.I. in altre regioni, è basilare e direi quasi obbligatorio (ci si può anche affidare a una Guida Alpina, ma ci sono dei costi maggiori). Frequentando i corsi si potranno acquisire tutte le tecniche e le informazioni che altrimenti (con il fai da te) diventerebbero poco attendibili e assolutamente inefficaci. I corsi servono soprattutto per essere in grado di muoversi in autonomia, almeno su percorsi non eccessivamente impegnativi, ed essere aggiornati per quanto concerne le tecnologie (A.r.t.va e strumenti di orientamento), la scelta del tracciato, la conoscenza del manto nevoso, la ricerca dei possibili travolti in valanga e per tutte le tecniche per la progressione su ghiacciaio, ecc.

Lo sci alpinismo è uno sport pericoloso?

Non posso affermare che sia uno sport pericoloso: anzi, a paragone di tanti altri sport assolutamente no! Il rischio è insito in tutto quello che si fa nella vita: sta a noi (con il nostro bagaglio di esperienza e consapevolezza) accettarne più o meno il grado del rischio in relazione ai propri limiti. Purtroppo, comunque, non sempre in questa attività l’esperienza può bastare: esiste anche il “fato”, la casualità, l’imponderabile o come lo volete chiamare… In effetti, tante volte si legge: “eppure erano persone esperte, qualificate, ecc…”. Lo sci alpinismo è meraviglioso e non è giustificato che quando avvengono le disgrazie si dica che lo sci alpinismo va vietato (a seconda dei gradi di rischio valanghe) o che qualche amministratore voglia interdire la zona. Se fosse utilizzato lo stesso “metro” per le strade di comunicazione, direi che non potremmo più circolare!

Cosa ti dà lo sci alpinismo e perché lo consiglieresti? E’ uno sport che possono praticare tutti?

Questo sport mi dà la “libertà” di movimento in montagna d’inverno, l’ebbrezza della discesa, la visione di panorami incantevoli che solo il manto nevoso ti può regalare, i silenzi che parlano…senza comunque nulla togliere alla montagna “estiva”. Secondo me è uno sport che tutti possono praticare e a qualsiasi età purché si abbiano i requisiti fisici. Poi ci sono le eccezioni positive, come ad esempio alcuni miei amici che hanno due o tre bypass e salgono alla grande! Ho avuto come “allievi” amici che non sapevano nemmeno dove erano le montagne e si sono avvicinati con molta umiltà e voglia di mettersi in gioco, e ci sono riusciti molto bene. Con il passare dell’età, è ovvio, ci si accontenta di mète più abbordabili e di percorsi più facili, ma non per questo meno interessanti e meno gratificanti.

Ho saputo che di recente ti sei pensionato dal lavoro e che, ora, puoi dedicarti maggiormente al tuo sport preferito, con addirittura 4 o 5 uscite settimanali. Il fisico regge ancora bene dunque…

Il fisico regge ancora bene, certo. In effetti è vero: vado in montagna 3-4 volte la settimana, anche 5 se il tempo lo consente. Cerco di seguire una buona alimentazione e non strafare, in modo tale che il mio corpo possa reagire bene al freddo e alla stanchezza e poi recuperare. Comunque il fatto di avere un buon allenamento aiuta certamente ad affrontare al meglio ogni situazione.

Raccontaci un po’ del gruppo di sci alpinisti “VIP” che hai messo in piedi: chi siete, cosa fate e dove andate… Ci si può aggregare qualche volta?

Siamo un buon gruppo di amici che hanno la stessa passione: “la montagna a 360°”. Collegandomi alla domanda precedente posso affermare che ci sono delle persone che vengono assieme a me e che hanno oltre 80 anni, e si divertono come ragazzini. Ovviamente tutto è rapportato, ma si può stare assieme ugualmente (della serie…arrivo fin dove arrivo e poi vi aspetto…). A volte il gruppo è formato sia da giovani che da “VIP” (Vecchietti In Pensione). I giovani arrivano molto prima in vetta sicuramente, ma poi aspettano gli altri e si scende tutti assieme. Nel gruppo ci sono poche femmine, ma stiamo cercando di rimediare. Invece i maschi sono tanti per un totale di ca. 30 persone – ovviamente non ci muoviamo tutti assieme, ma ci alterniamo nelle uscite: chi può oggi e chi può domani, ecc. Io sono felice se il gruppo si allarga: per chi desiderasse contattarmi, lo può fare tramite la mia pagina facebook. Sarò lieto di poter condividere la passione per la montagna con chi lo desidera.

Parlaci della tua nuova fatica editoriale, la guida dedicata ai rifugi, quando sarà pronta?

Ecco, qui siamo in un campo meno impegnativo ma sempre meraviglioso del mondo alpino. Il volume dal titolo “Rifugi alpini ed escursionistici del Trentino Orientale” verrà presentato agli “addetti ai lavori” il 9 aprile 2013 alle ore 17.30 presso la Sede della S.A.T. di Trento, in Via Manci 57. Invece, per tutta la cittadinanza, giovedì 11 aprile alle ore 20.30 sempre alla S.A.T. di Trento sarà presentato il volume con una proiezione multimediale in alta definizione dal titolo “Rifugi del Trentino Orientale – Emozioni Parallele”. Si tratta di un bellissimo ed inedito assemblaggio fra due mondi (la pittura e la montagna) completamente diversi, ma per certi aspetti del tutto simili. Il volume ha il patrocinio dell’Accademia della Montagna del Trentino e le presentazioni di Annibale Salsa – Presidente Generale emerito del C.A.I. – e di Ezio Alimonta – Presidente dell’associazione dei Rifugi del Trentino. Nel volume trovano posto tutte le informazioni che servono per andare in montagna, almeno con un piccolo bagaglio di notizie utili e in siucurezza. Vengono valorizzati i toponimi in lingua Mochena, Ladina, e Cimbra. I rifugi trattati sono 88, tutti inseriti nell’elenco ufficiale della Provincia Autonoma di Trento. Vengono descritti gli accessi agli stessi e, da questi, anche delle proposte di percorso o di salita alle varie cime limitrofe.

Infine qualche consiglio per chi, stufo magari di sciare sulle piste, volesse cominciare a fare sci alpinismo

Come ho già risposto in precedenza, è doveroso seguire un corso di sci alpinismo. Poi si può anche iniziare solamente seguendo gli amici o le persone più esperte, magari con una buona guida in mano che descriva bene il percorso che si vuole intraprendere, le difficoltà e i pericoli. Questo deve essere solo un modo per capire se si è portati: poco dopo (ma veramente poco dopo), è necessario iscriversi ai corsi. Per l’attrezzatura, consiglio di acquistarla di seconda mano, o prenderla a noleggio: quante persone hanno venduto tutta l’attrezzatura “nuova” perché non era lo sport immaginato!
Infine sempre per chi inizia, e non solo, desidero far presente che la montagna invernale va rispettata forse di più che in estate. Gli animali e le piante sono deboli e/o addormentati. E’ necessario cercare di non passare con le lamine sulle piante e in particolare sulle conifere (pino, larice, ecc.). Gli animali (cervi, camosci, caprioli, volatili in genere) vanno guardati da lontano, senza cercare di raggiungerli e senza gridare agli amici dell’avvistamento! Questi animali sono deboli e se vengono spaventati tutte le loro energie vengono utilizzate per scappare, ma a volte non ne hanno molte di scorta e soccombono. E’ bene cercare di vivere la montagna consapevolmente e con rispetto: soltanto così potremo continuare ad apprezzarla e gioirne.
Sito ufficiale di Luciano Navarini: http://luciano-navarini.weebly.com
Pagina facebook: https://www.facebook.com/luciano.navarini.1

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